(10-10-2017)

Lo sapevate che esiste un posto dove tutti i semi del mondo vengono raccolti,
stipati in contenitori a prova di umidità, e mantenuti fra una temperatura
che oscilla dai 18 ai 30 gradi sotto lo zero, allo scopo di sospenderne il ciclo vitale
per un lasso di tempo che può arrivare a coprire anche migliaia di anni?
Ebbene si, questo posto esiste eccome, e si trova vicino alla cittadina di Longyearbyen,
sull'isola di Spitsbergen, nella fredda Norvegia, a poco più di 1000 km dal Polo Nord:
stiamo parlando del Centro Operativo dello 'Svalbard Global Seed Vault'.
<< Questo è un giardino dell'Eden ibernato. Un luogo dove la vita
può essere mantenuta in eterno, qualsiasi cosa succeda nel mondo... >>
Con le parole di J. M. D. Barroso, pronunciate nel febbraio del 2008,
veniva inaugurato uno dei progetti più ambiziosi a cui l'uomo abbia mai preso parte.
Un progetto appoggiato dalla FAO, l'organizzazione delle Nazioni Unite
per lo sviluppo e il sostentamento dell'agricoltura e dell'alimentazione.
All'interno di uno solo dei suoi tre grandi magazzini, lunghi 27 metri,
larghi 10 e alti 6, realizzati in acciaio e cemento armato per resistere
a qualsiasi tipo di calamità, e incastonati nelle solide profondità
rocciose delle montagne dell'arcipelago artico, oggi sono già
custoditi circa 1 milione di semi arrivati da tutto il mondo. Una scelta
importante a difesa di una biodiversità che oggi non è più solo auspicabile
ma necessaria, anzi, indispensabile alla sopravvivenza dell'uomo.
Riso, mais, frumento, cereali, orzo, patate, mele...E chi più ne ha più ne metta.
Riuscite a immaginare un futuro senza nessuna di queste risorse alimentari?
La posizione strategica, la tecnologia e l'impegno costante, mettono al riparo
tutto questo ben di Dio da cataclismi naturali, da guerre e attacchi nucleari.
Finalmente un progetto che guarda al futuro, e una volta tanto,
lo fa in una prospettiva degna di questo nome.
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L'Orto di Nemo:
tutt'altro che un buco nell'acqua!
(01-10-2017)

Immersi in un'atmosfera degna del mitico "Nautilus",
del celebre romanzo "Ventimila leghe sotto i mari" di Verne, si sta portando avanti
un progetto tutto italiano grazie al coraggio di una società, la Ocean Reef,
e alla fantasia del suo fondatore Sergio Gamberini: coltivare gli ortaggi sotto la coltre
d'acqua marina! Quello che da tempo sta attirando le attenzioni di tutta la stampa,
sia nazionale che internazionale, come dicevamo è un progetto ambizioso,
che dopo un primo momento di test sta finalmente registrando risultati incoraggianti,
che non stanno mancando di entusiasmare acquirenti da tutto il mondo.
L'idea è semplice quanto ingegnosa: installare piccole serre/laboratori,
ad una profondità di circa 8/10 metri, a 100 metri circa dalla costa, dove dare il via
a coltivazioni, al momento soprattutto di basilico e insalata (ma si stanno già affrontando
sperimentazioni su radicchio, timo, origano, zucchine e spinaci), per promuovere
un'agricoltura ecosostenibile e dai costi contenuti. In bolle d'aria di plexiglass,
ancorate al fondo marino, definite biosfere, alimentate a pannelli solari
ed equipaggiate con sistemi di monitoraggio che controllano dalla temperatura
all'illuminazione,
dall'umidità alle emissioni di ossigeno e di anidride carbonica, crescono così, rigogliose, le prime piantine di terra coltivate senza mai aver sbirciato
sopra il pelo dell'acqua. E la cosa, con grande meraviglia di tutti, sembra funzionare
alla grande. All'interno delle biosfere, infatti, il problema dell'approvvigionamento idrico
non esiste in quanto il calore interno porta naturalmente a creare della condensa
che non solo annaffia nella giusta misura le piantine ma allo stesso tempo ne "dolcifica"
la qualità, togliendo il sale in eccesso. Non dimentichiamoci poi che l'acqua
fa da scudo contro tutti quei parassiti presenti in gran numero in superficie,
da qui l'opportunità di fare a meno di prodotti chimici rispettando al 100% il fattore
biologico. È stato riscontrato, inoltre, che a parità di tempi le piantine cresciute
nelle bolle sviluppano prima e meglio delle compagne sulla terraferma.
Insomma, le prospettive per il futuro sembrano essere più che radiose.
Una volta sviluppato un modello stabile, potrebbe rappresentare davvero
un'alternativa ideale per lo sviluppo agricolo in aree depresse o fortemente penalizzate
dalle condizioni geografiche avverse alle colture. Il primo raggruppamento
di biosfere operative e monitorate si trova qui in Italia, precisamente a Noli,
in provincia di Savona, in Liguria.
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Un autentico miracolo della natura...
O solo un trucco da prestigiatore?
(24-09-2017)

Iniziamo subito col dire che questa volta la natura c'entra davvero ben poco.
L'escamotage elaborato da una ditta che produce frutta e verdura, la Fruit Mould,
per cercare di attrarre le attenzioni di nuovi acquirenti all'interno di un mercato,
come quello ortofruttifero, sempre più saturo, ha però del sorprendente.
Si è pensato bene, infatti, di creare degli stampi in plastica rigida
all'interno dei quali inserire, fin dalla 'tenera età', della frutta e della verdura.
Soprattutto pere, mele, angurie e zucchine, di piccole e medie dimensioni.
Tutti prodotti insomma che crescendo vengono costretti,
per forza di cose, ad assumere la forma a cui sono stati destinati.
Il risultato? Lo potete vedere da soli: di sicuro effetto!
Senza parlare degli enormi vantaggi che un'anguria 'quadrata',
solo per fare un esempio, garantisce nelle delicate fasi
di confezionamento, di trasporto e di consegna ai vari rivenditori.
C'è addirittura chi ipotizza che la frutta e la verdura, così 'ridisegnata',
abbia anche un appeal maggiore sulle giovani generazioni,
contribuendo alla diffusione e al consolidamento di sane abitudini a tavola.
Per carità, sarà tutto vero, ma siamo sicuri che sia una cosa buona,
passateci il termine, violentare così pesantemente
la libertà di crescita della natura?
Tag: vivaio,pugliesi,frutta,verdura,cina,fruit,mould,stampa,plastica,natura...
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